Mi sono ammalata (forse) di Covid-19, poi sono guarita (forse) e mi sono riammalata (forse). Nella totale indifferenza della sanità Lombarda
“In Lombardia non abbiamo sbagliato niente”, “Siamo un modello per il resto del mondo”, “Ci stiamo preparando alla riapertura ma la salute è la priorità” ripetono a ogni intervista, con compiaciuta assertività, il presidente e il vicepresidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana e Fabrizio Sala, e l’assessore al Welfare Giulio Gallera. Quanto riescano a essere lontani dalla realtà dei fatti lo dicono i numeri sotto agli occhi di tutti – metà dei morti nazionali sono qui, e a Milano i contagi continuano a crescere – ma lo dicono anche le vicende personali, più o meno drammatiche e troppo poco raccontate. La mia è interessante per un semplice fatto: potrei essere uno dei famosi casi di riattivazione del virus. Potrei esserlo, ma non lo so: nessuno mi ha mai fatto un test. Né alla prima ondata, né ora che accuso nuovo malessere. E la Regione, che avrebbe tutto l’interesse a capire se il rischio esiste e come comportarsi, invece risponde, a mezzo del famoso numero per le
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